La voce profonda e lo stile Folk essenziale ma raffinato l’hanno resa una delle più grandi cantautrici afroamericane. Tracy Chapman (Cleveland, 1964) comincia come artista di strada e cantante nei bar. Le basta un album a fine anni 80 per fare scalpore con storie di un’intensità e di una qualità poetica fuori dall’ordinario. Diventata una delle artiste simbolo del nuovo cantautorato americano, alterna toni confessionali e di protesta, e gode di un successo ininterrotto.

 

Tracy Chapman

Elektra, 1988 – ★★★★★

Un esordio squillante per l’interprete di colore dell’Ohio: la Chapman incarna la forza, la passionalità del Blues, i sentimenti della migliore canzone d’autore, trattata con naturalezza, senza infingimenti né compromessi. Torna alla mente la scarna, selvatica essenzialità del primo Dylan, incastonata su una vocalità assai vicina alla Joan Armatrading di dieci-quindici anni prima. Con la dominante della charra acustica, testi e narrazione di derivazione Folk, Tracy piazza tra i solchi un gioiellino come Talkin’ Bout A Revolution: una ballata verace, minimale, sofferta e percorsa da un’urgenza tipica dei più grandi cantastorie.

 

Canzone: Talkin’ Bout A Revolution

Don’t you know
They’re talkin’ bout a revolution
It sounds like a whisper
While they’re standing in the welfare lines
Crying at the doorsteps of those armies of salvation
Wasting time in the unemployment lines
Sitting around waiting for a promotion

 

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