Californiano, dotato di una fortissima carica emotiva che traspare dalle sue canzoni, Ben Harper (1969) assomma nello stile di compositore e di interprete i diversi elementi della cultura nera. Spiritualità e impegno civile. Grande tecnica ed espressività. Personalità e ambizione. Comunicatività e presenza scenica. Ben Harper è uno dei rocker più completi del nostro tempo. Comincia carezzando la chitarra acustica e sussurrando scampoli di Folk e Blues. Continua tirando fuori un’anima Rock e gettando un ponte fra musica bianca e nera. Non resta mai fermo: la sua discografia è vasta e variegata, i suoi concerti straordinariamente intensi, la sua curiosità/disponibilità una garanzia.

 

Diamonds On The Inside
Virgin, 2003 – ★★★★★

E poi il boom, inatteso. Anche in Italia, dove l’album va al numero uno in classifica. Perché è il suo lavoro più piacevole e per certi versi facile. Perché è tanto vario da passare da Picture Of Jesus coi sudafricani Ladysmith Black Mambazo al Blues del Mississippi di When It’s Good, dal Rock zeppeliniano di So High So Low agli echi di The Band in Diamonds On The Inside. Perché è lanciato da un Reggae che rimanda dritto dritto a Bob Marley (With My Own Two Hands). Perché è impossibile ormai non notare il talento di un artista che ha tutto: qualità interpretative, tecnica chitarristica, presenza scenica, scrittura, versatilità, coscienza civile, cuore.

 

Canzone: Amen Omen

What started as a whisper
Slowly turned into a scream
Searching for an answer
Where the question is unseen
I don’t know where you came from
And i don’t know where you’ve gone
Old friends become old strangers
Between the darkness and the dawn

 

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