Scocca l’ora del revival Garage Rock. L’interprete più autorevole è Jack White (1975), da Detroit, Michigan. La sua idea di Rock è minimale: voce, chitarra, batteria, quest’ultima suonata da Meg White (1974). I due, sposati per un certo periodo, fingono d’essere fratello e sorella. Si tengono saldi alle radici Blues, con suoni di slide taglienti, riff brutali, parti vocali giocate sul registro alto. La morale? Il Blues è il nuovo Punk.

 

White Blood Cells
Sympathy For The Record Industry, 2001 – ★★★★

Lo stile del duo giunge a pieno compimento, il suono è più vivido, le canzoni meglio scritte. Per la prima volta non appaiono cover. Non servono: White s’inventa ora rocker “zeppeliniano”, ora gentleman d’altri tempi, ora cantastorie dylaniano. È chiaro ormai che il suo è un talento a tutto campo: cantante espressivo, guitar hero, autore di pregio, produttore che s’ostina a incidere con attrezzatura vintage. Il picco di delicatezza è We’re Going To Be Friends, una dolcissima ballata sull’amicizia fra un bimbo e una bimba consumata sulla strada per la scuola. Il riff migliore è quello incalzante di Fell In Love With A Girl, che Joss Stone trasformerà in un Soul-Pop d’effetto. Ora tutti parlano apertamente di revival del genere Garage. S’accodano nomi come Strokes e Hives, ma i White Stripes militano in un altro campionato. Lo dimostrano dal vivo: sono in due e travolgenti.

 

Canzone: Dead Leaves And The Dirty Ground

if you can hear a piano fall
you can hear me coming down the hall
if I can just hear your pretty voice
I don’t think I need to see at all
don’t think I need to see at all

 

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