Da crooner Pop anni 60 ad artista di culto senza compromessi: sono davvero in pochi a poter vantare un percorso artistico come quello di Noel Scott Engel (Hamilton, Ohio, 1943) in arte Scott Walker, già leader del trio vocale Pop dei Walker Brothers. Dopo alcuni splendidi quanto coraggiosi album a fine anni 60, la sua stella è progressivamente tramontata per riemergere, molti anni dopo, come icona assoluta. Cantante sublime, compositore coraggioso, dotato di una visione artistica unica e personalissima, Walker è uno dei punti di riferimento di artisti come David Bowie, Brian Eno, Radiohead, Pulp, Julian Cope, Nick Cave.

 

Scott 4
Philips, 1969 – ★★★★

Pubblicato inizialmente a nome Noel Scott Engel, rappresenta per Walker un vero punto di non ritorno, il suo deciso e fermo manifesto artistico, in barba a ogni tentazione commerciale e alla prospettiva di una facile carriera da crooner. Le canzoni vivono di vita propria, come quadri di Picasso o sequenze cinematografiche di Bergman (l’iniziale The Seventh Seal è ispirata proprio all’autore svedese), in un insieme inscindibile di arrangiamenti eterei, minimali e celestiali e melodie essenziali ma profonde, intonate da una voce semplicemente incredibile. Pop orchestrale ai massimi livelli, con spessore da autore. Un vero capolavoro, purtroppo ignorato all’epoca, ma successivamente rivalutato come uno dei dischi capitali di quel periodo.

 

Canzone: Get Behind Me

It’s the signs as we see them
There’s no thresholds at all
There’s no vows to be broken
As we rise, or we fall
There’s no noise high above us
As the moon turns in space
Just the face of a lady
Who we loved for her grace

Get behind me, Get behind me
Won’t you bend my ear again
I really need a friend
Get behind me, Get behind me
Remind me to remind me
Not to go back there again