Il De consolatione philosophiae di Severino Boezio (480-526) è un’opera mista di prosa e versi in cui l’autore, costretto in prigione dal re ostrogoto Teodorico (presso la cui corte aveva ricoperto incarichi importanti), immagina di dialogare con la Filosofia, la quale cerca di consolarlo dimostrandogli che le vicende della fortuna non influiscono sulla vera felicità, che coincide con l’universale provvidenza delle cose. L’opera, fondamentale per gli sviluppi del pensiero medievale, conobbe numerosi volgarizzamenti. Quello qui riportato è un volgarizzamento fiorentino del Trecento, dovuto ad Alberto della Piagentina, nato nella seconda metà del ‘200 e morto nel 1332. La traduzione riflette sostanzialmente la fisionomia dell’originale, con un’aderenza al testo latino che arriva fino alla conservazione dell’andamento sintattico.

Testo di riferimento: “Il Boezio” nella traduzione trecentesca di Alberto della Piagentina, a cura di S. Battaglia, Torino, UTET, 1929.