Composizione scenica scritta probabilmente nel 1480 per una festa della corte dei Gonzaga a Mantova; il titolo originale è Fabula di Orpheo. È forse la prima opera teatrale italiana di contenuto profano: rielabora il mito di Orfeo nelle forme dell’egloga pastorale e con la tecnica scenografica della sacra rappresentazione. Le sequenze di monologhi e dialoghi mettono in scena la morte di Euridice, il dolore di Orfeo, la sua discesa agli Inferi per ottenere la liberazione dell’amata. Euridice può tornare al mondo dei vivi a condizione che Orfeo non si volti a guardarla. La violazione di questa legge ricondurrà per sempre la donna nel regno delle ombre, dove la segue l’infelice sposo. La staticità della rappresentazione è corretta dalla varietà dei metri: le ottave di base sono intercalate da terzine, ballate, ritmi melici; il canto carnascialesco delle Baccanti accoglie Orfeo agli Inferi.

Testo di riferimento: A. Benvenuti Tissoni, L’ “Orfeo” del Poliziano, Padova, Editrice Antenore, 1986.