La traduzione in endecasillabi sciolti dell’Eneide, compiuta da Annibal Caro tra il 1563 e il 1566, rimane l’opera più nota dell’artista marchigiano. Si tratta di una versione premeditatamente libera che si compiace di riscrivere il poema virgiliano con grande perizia retorica. Caro riconduce i versi virgiliani all’interno di un ideale di decoro che è proprio dello stile poetico tardo-rinascimentale, talora anche banalizzando – ma in modi stilisticamente pregevoli – la complessità dell’originale e riducendo i drammi interiori dei personaggi epici in atteggiamenti esteriori abbastanza convenzionali.

Testo di riferimento: Versione dell’Eneide di Annibal Caro, a cura di A. Pompeati, Torino, UTET, 1954.