Non è necessario fare riferimento a Plauto o a Molière per dar conto della scelta di Goldoni di trattare questo soggetto. Gli "avari" del teatro comico erano stati tanti e il nostro autore aveva già rappresentato questo carattere nel Vero amico e nel Geloso avaro. La commedia, costituita di un solo atto in prosa, fu commissionata al Goldoni dal marchese Francesco Albergati di Bologna a uso della sua piccola compagnia di attori dilettanti, formata dai cavalieri e dalle dame che frequentavano la sua dimora. La recita ebbe luogo nel 1756 e, secondo il giudizio dell’autore, venne eseguita in maniera perfetta. L’avaro ebbe un certo successo anche fuori d’Italia: si conoscono sue traduzioni in tedesco, in francese, in spagnolo e in catalano.

Testo di riferimento: Tutte le opere di C. Goldoni, a cura di G. Ortolani, VI, Milano, Mondadori, 1943.