Dante scrisse il Convivio nei primi anni dell’esilio (1304-1307). Nell’intenzione dell’autore doveva essere una summa scientifica concepita secondo i modi dell’enciclopedismo medievale, e doveva comprendere 15 trattati, uno introduttivo più 14 di commento ad altrettante canzoni. L’impianto dell’opera è già di per sé innovativo, ma la novità più consistente per opere di questo argomento è l’uso del volgare invece del latino. Proposito di Dante era infatti di divulgare un patrimonio di sapere a coloro che presi dalle incombenze della quotidianità non erano in grado di leggere il latino (il titolo Convivio indica appunto un "banchetto di scienza"). Ma l’opera non va oltre il quarto capitolo, dopo che l’autore ha svolto nel primo un’appassionata difesa del volgare; nel secondo ha trattato dell’interpretazione delle scritture, dell’ordine dei cieli, delle intelligenze angeliche e dell’immortalità dell’anima; nel terzo della sapienza divina e umana; nel quarto della dottrina della gentilezza e della nobiltà.

Testo di riferimento: D. Alighieri, Convivio, a cura di F. Brambilla Ageno, Firenze, Casa Editrice Le Lettere, 1995.