Dante compose liriche approssimativamente dal 1283 al 1305 (dopo questa data dobbiamo ritenere che la stesura della Commedia assorbisse interamente il poeta). Di quelle che ci sono pervenute, 31 sono state inserite nella Vita nuova e 3 nel Convivio: le restanti costituiscono quelle che convenzionalmente vengono definite le Rime di Dante. Si tratta di un corpus che dimostra una sperimentalità sconosciuta agli altri poeti della sua generazione. Dante si prova in tutte le possibilità espressive offerte dalla poesia del suo tempo con una serietà, un impegno non riscontrabile in nessun altro. Tra le rime sono presenti componimenti in stile guittoniano (quelli in tenzone con Dante da Maiano), altri nella tecnica dolce dello Stilnuovo, altri in stile comico (quelli in tenzone con Forese Donati), altri alla maniera di Arnaldo Daniello (le rime petrose), quindi canzoni di argomento dottrinario e filosofico. Questo esercizio risulterà fondamentale ai fini della stesura della Commedia, che fa dell’alternanza e della sperimentalità degli stili una delle sue note più caratteristiche.

Testo di riferimento: D. Alighieri, Rime, a cura di G. Contini, Torino, Einaudi, 1965.