L’operetta, scritta nell’autunno del 1825, fu pubblicata solo nel 1845, nell’edizione delle Operette morali curata da Antonio Ranieri. L’autore immagina il ritrovamento di un frammento di testo greco (che lui stesso rende in volgare) sull’origine e la fine del mondo, frammento attribuito a Stratone di Lampsaco, filosofo greco seguace di Teofrasto, ma che – sempre nella finzione dell’autore – potrebbe essere autentico solo nella prima parte, quella che riguarda l’origine del mondo. Il contenuto del testo, di matrice illuministica, descrive materialisticamente il formarsi del mondo e anche la prevedibile sua distruzione, quando le particelle che lo costituiscono si scomporranno per andare ad amalgamarsi in altri mondi.

Testo di riferimento: G. Leopardi, Operette morali, a cura di O. Besomi, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 1979.