Pubblicato a Parigi nel 1623, l’Adone di Giambattista Marino è un poema mitologico in 40 canti, per un totale di oltre 40.000 versi. Argomento centrale del racconto è l’amore di Venere per il giovane Adone, che suscita la gelosia e l’ira di Marte e incontra difficoltà e ostacoli di ogni genere, fino alla morte del giovane in seguito alla ferita di un cinghiale. Sulla vicenda principale si innestano tuttavia continue digressioni, che traggono spunto da tutto il repertorio mitografico tradizionale (soprattutto Ovidio, Apuleio, Claudiano). Ne risulta un poema privo di qualsiasi continuità narrativa, nel quale gli episodi si sviluppano secondo procedimenti analogici, con cambiamenti continui e imprevedibili di scena, dove la continuità è data esclusivamente dalla preziosità del linguaggio e dalla diffusa sensualità delle descrizioni. Risulta un’opera che si allontana vistosamente dai canoni del poema classicistico, priva completamente di unità d’azione e di qualsiasi intento moraleggiante, ricca di preziosità stilistiche e giochi formali, una sorta di fabbrica delle meraviglie che mira a suscitare continuamente la sorpresa del lettore.

Testo di riferimento: Tutte le opere di G. B. Marino, a cura di G. Pozzi, II, Milano, Mondadori, 1976.