Il Filocolo (che significa "fatica d’amore", secondo l’erronea etimologia greca dell’autore) è un ampio romanzo in prosa concepito dal Boccaccio negli anni giovanili, e concluso probabilmente intorno al 1336. Si tratta della prima significativa prova di Boccaccio narratore. Il romanzo narra degli amori contrastati di Florio e Biancofiore, dell’allontanamento della fanciulla e delle peregrinazioni di Florio, soprannominatosi Filocolo, per ricongiungersi a lei. Il ritrovarsi dei due giovani e il conseguente matrimonio concludono lietamente la storia, che deriva da una leggenda diffusissima nell’Europa medievale ed è attestata anche da un cantare italiano dei primi del XIV secolo. Boccaccio la svolge complicandola in una fitta trama di episodi secondari, ora assecondando il gusto del meraviglioso e dell’esotico, ora dando luogo a raffinate introspezioni psicologiche, ora profondendosi in momenti di accesa eloquenza. Dietro l’autore si avverte una cultura ricchissima e multiforme, che comprende sul versante medievale la tradizione della prosa d’arte, la trattatistica dell’amor cortese e la grande tradizione lirica; sul versante classico Ovidio, Virgilio, Lucano, Seneca, Apuleio e Valerio Massimo.

Testo di riferimento: G. Boccaccio, Filocolo, a cura di A. E. Quaglio, in Tutte le opere di G. Boccaccio, I, Milano, Mondadori, 1967.