Poemetto in ottava rima, databile fra il 1344 e il 1346. Racconta, sullo sfondo di un paesaggio toscano proiettato in un passato lontano e leggendario, la storia di due amanti, il giovane Africo e la ninfa Mensola. Quest’ultima, essendo consacrata a Diana, non avrebbe dovuto condiscendere all’amore del giovane. Così Mensola, per il timore della dea, decide di non farsi più vedere dall’amante. Questi per il dolore si uccide e il suo corpo cade in un torrente. Anche Mensola, scoperta da Diana, muore precipitando in un ruscello e si trasforma in esso. I due amanti dànno il nome ai due corsi d’acqua che scorrono nei pressi di Fiesole, e la loro leggenda si intreccia con quelle della fondazione di Fiesole e Firenze.

Testo di riferimento: G. Boccaccio, Ninfale fiesolano, a cura di A. Balduino, in Tutte le opere di G. Boccaccio, III, Milano, Mondadori, 1974.