Dialogo composto intorno al 1495. Sua caratteristica più evidente è l’anacronismo dei personaggi: vi interloquiscono infatti Ercole, Esopo, Plauto e Luciano. Altre confusioni riguardano fatti e vicende della storia e del mito. Naturalmente tutto ciò risulta intenzionale ed è in funzione di una volontà di parodia nei confronti del dialogo umanistico. Il personaggio di Esopo, dotato di straordinaria bruttezza e saggezza insieme, riprende uno stereotipo attribuito tradizionalmente a Socrate e anticipa dei tratti che si incarneranno più tardi nel personaggio di Bertoldo.

Testo di riferimento: P. Collenuccio, Apologhi in volgare, a cura di G. Masi, Roma, Salerno Editrice, 1998.