Come autore di testi di canzoni ho partecipato alcune volte al Festival di Sanremo, ma se devo dire una mia canzone che ha gareggiato, dico sicuramente Strani amori cantata da Laura Pausini nell’ormai lontana edizione del 1994. Si classificò terza, in quell’anno dove vinse, fra le Nuove proposte, un certo Andrea Bocelli…

Ora invece, anche se è difficile dire qualcosa di perfettamente a fuoco così a ridosso delle prime due serate del Festival, con questa piacevole doppia abbuffata di nuove canzoni, ho l’impressione che Sanremo 2013 sia il festival della bellezza e della parola scritta, più che cantata.

Nelle canzoni dei big (forse perché gli “anziani” ne hanno più bisogno?) la parola “bellezza”, in tutte le sue sfumature, è una parola che ricorre con una certa frequenza, da un testo all’altro, da un artista all’altro. E questa la trovo una cosa significativa e indicativa dei tempi, che sono tempi duri. Questo bisogno di scrivere e cantare la bellezza mi sembra un modo per trovare, grazie all’arte della canzone, gli anticorpi giusti.

Inoltre mi pare ci sia più attenzione a quello che si canta. C’è grande qualità nella scrittura dei testi, indubbiamente c’è una maggiore ricercatezza nel linguaggio e questo, nei casi più felici, fa sì che il testo della canzone stia in piedi da solo, anche senza musica. Tutto ciò mi sembra coerente con la scelta degli artisti in gara operata da Fabio Fazio e dal suo staff, che hanno voluto dare al Festival un taglio più cantautorale, nel tentativo di svincolarsi dalla “tradizione” sanremese che vuole la presenza di almeno sei o sette canzoni con la rima cuore-amore e virtuosismi vocali portati all’estremo. Ecco, quest’anno – e lo trovo molto interessante – è più un Sanremo dei testi che delle voci.

Se escludiamo il patchwork/saggio meta-musicale degli Elio e le storie stese con la loro Canzone mononota, che fa campionato a sé, vorrei riportare qui – senza titolo e senza autori – qualche riga che mi ha colpito, come fosse un mosaico costruito da un autore collettivo, anche perché, se è vero che al Festival di Sanremo ognuno fa la sua gara, alla fine a vincere è sempre il Festival.

 

Sono atterrato sul pavimento, come da un platano cadon le foglie
non ho nemmeno avuto il tempo di dare un ultimo bacio a mia moglie

 

Come una farfalla sopra la mia mano
Inaspettata quanto attesa

 

Al ciclista la discesa
a un altare la sua chiesa

 

E non c’è una soluzione se non quella
di rimpicciolirmi a dismisura

 

Come le sdrucciole che si rincorrono
in questa specie di canzone che è una maschera

 

Ecco, per chiudere, se devo dire il testo che più mi è piaciuto finora del Festival di Sanremo 2013, dico Baciami della giovane Irene Ghiotto, da cui è presa l’ultima citazione. Tra i big, invece, il testo che mi ha colpito di più è quello della canzone La prima volta che sono morto di Simone Cristicchi.

Vi auguro felici ascolti.

 

PS: la Redazione ricorda ai lettori che il 15 maggio 2013 scade il concorso Scrivi una canzone con Cheope e Giuseppe Anastasi.