A chi non è mai capitato di avere dubbi ortografici o di trovarsi di fronte a incertezze sintattiche? Di solito chi non si pone domande di questo genere, magari mostrando una certa superficialità nell’affrontare gli aspetti formali di un elaborato scritto, finisce col riempire il tema di un sacco di errori.

Lo strumento guida per muoversi nel labirinto dell’ortografia è ovviamente il vocabolario d’italiano: un buon dizionario è in grado di mettere a tacere ogni dubbio e spesso consente di trovare anche soluzioni alternative che migliorano lo stile e la scorrevolezza della prosa. Quando poi le titubanze sono di ordine lessicale, quando ad esempio si tratta di evitare le ripetizioni di una stessa parola che compare più volte a breve distanza, allora è il caso di ricorrere al vocabolario dei sinonimi e dei contrari, che fornisce un ventaglio di alternative molto ampio. Ma attenzione. In questo caso bisognerà testare la parola che abbiamo individuato e controllare che si adatti perfettamente al contesto in cui la collochiamo.

Saper usare il vocabolario significa non solo imparare il significato di una parola ma anche scoprire i suoi contesti d’uso, la sua etimologia, cioè la sua storia e le sue origini, le sfumature che può assumere in altri ambiti, le varianti con le quali si presenta nei testi letterari (il desìo o disìo dei poeti per dire “desiderio”, “gaz” al posto di “gas” ne La coscienza di Zeno).

Molti errori di ortografia spesso dipendono dalla pronuncia di chi scrive, cioè dalla provenienza regionale dei parlanti. Questa è peraltro la realtà storica della lingua italiana nel nostro paese: mentre nella forma scritta si tende a uniformarsi al modello linguistico toscano insegnato a scuola, nel parlato permangono molte differenze locali che sono, per certi aspetti, anche una ricchezza culturale. Però nel tema d’italiano (e non soltanto) è necessario prestare molta attenzione al rischio di utilizzare forme colloquiali o gergali, oppure di scrivere nello stesso modo con cui si compone un messaggio al cellulare.

Ma non c’è soltanto l’ortografia. La semantica, ad esempio, ci descrive il significato delle parole e ci fa comprendere che i vocaboli hanno un legame di affinità con altri termini simili: le differenze sono delle vere e proprie sfumature, talvolta leggere e sottili ma ugualmente significative.

Mettiamo il caso che a un certo punto del tema abbiamo bisogno di insistere su un concetto per descriverlo e delinearlo da angolazioni diverse, per approfondirne i possibili sviluppi e collegamenti. Se abbiamo già adoperato il verbo “rappresentare” per scrivere, ad esempio, che “il romanticismo rappresentò per Leopardi un terreno di riflessione sulla modernità” o che “la Società delle Nazioni rappresentò la prima forma di organizzazione al di sopra degli stati, finalizzata a regolare i contrasti internazionali”, in che modo posso utilizzare il campo semantico di questo termine senza ripeterlo una seconda volta? Il vocabolario ci mette allora sulla pista di un possibile sinonimo: “costituire”. Si fa un controllo.

 

Costituire

1 organizzare, fondare, creare: costituire un gruppo di ricercatori, un governo, una società

2 mettere insieme, accumulare: costituire una raccolta di quadri

3 comporre, contribuire alla formazione di qlco. (+ da): la commissione è costituita da soli medici | dare luogo a qlco. di più vasto e complesso: più province costituiscono una regione

4 essere, rappresentare, avere valore di: il lavoro costituisce la sua ragione di vita; il fatto non costituisce reato

5 (dir.) dichiarare: costituire in mora qlcu.

6 eleggere, nominare: costituire qlcu. a proprio difensore; costituire qlcu. Erede

7 assegnare: costituire una dote, un premio

Zingarelli 2013

 

“Rappresentare” può voler dire mettere in scena una commedia teatrale, oppure promuovere un prodotto attraverso un’attività di informazione presso aziende o negozi, oppure di “costituire” nel senso di “avere il valore di”, di “svolgere la funzione di”, di simboleggiare qualcosa. Ed è questa infatti la soluzione che abbiamo trovato: “il romanticismo rappresentò per Leopardi un terreno di riflessione sulla modernità e costituì un’esperienza poetica che egli maturò attraverso il passaggio dalle forme classiche giovanili alla stagione più tarda degli idilli”.