Caro Professore,
rientrato dalle vacanze di Pasqua, ho letto la parola ‘snob’ del 5 aprile. Vorrei sapere se è passibile di fondatezza quanto segue.

Nel Seicento in Inghilterra i collegi che da tempo erano riservati soltanto ai figli della nobiltà cominciarono ad accettare anche i figli della grande borghesia in forte ascesa economica. Sui registri di iscrizione ai collegi nella colonna ove da tempo veniva indicato il titolo nobiliare degli allievi si iniziò a scrivere s.nob., abbreviazione di “sine nobilitate” per i figli della borghesia. Ovviamente questi allievi non nobili, snob per l’appunto, una volta tornati nella loro classe sociale di provenienza, non tralasciavano di atteggiarsi a persone coltivate, originali, etc. con quanti non avevano accesso a quei collegi e quindi ad una cultura superiore.

Ogni mattina è per me un vero piacere leggere le new words. Ho predisposto una cartella in cui le conservo.

Buon lavoro.

Paolo


 

Caro amico,

sono contento che apprezzi le ‘Parole del giorno’.
Le copio la voce ‘snob’ dalla seconda edizione del DELI, segnalando in blu l’etimologia data dal Panzini, Dizionario moderno, 1905 e l’etimologia del DELI.

 

snob, s. m. ‘chi ammira e imita tutto ciò che è caratteristico dei ceti e degli ambienti più elevati; chi affetta distinzione e singolarità di gusti e di maniere’ (“Snob. Vocabolo inglese che vale alla lettera Ciabattino, e al figurato Uomo volgare e pieno di pretese, o, come dicono, pretenzioso”: 1897, Barucchi; “Parola inglese, relativamente recente, accolta nei linguaggi culti d’Europa per indicare quella persona la quale opera e parla in modo da parere diverso da ciò che è in realtà (più elegante, più ricco, più spregiudicato, più libero, più intelligente, più moderno, più mondano, più scettico, etc.), cioè che per smania di essere distinto, esagera senza discernimento e convincimento una data tendenza o costumanza: ovvero esagera il contrario, se ciò accenna ad essere di moda. È cosa mondana andare a teatro e non badare allo spettacolo? Lo snob andrà oltre sino a ciarlare, disturbare, far conto d’essere in casa propria. V’è un autore in voga? Lo snob compra e loda il libro senza capirlo e nemmeno sforzarsi di giudicarlo, etc. L’abuso in Italia di dare, o d’imporsi, specie alle donne, nome straniero, è ad es., fenomeno di snobismo. Lo snob opera con convinzione e molte volte è auto-suggestionato, nel modo stesso che il goldoniano Lelio è convinto di non mentire, ma dire spiritose invenzioni. Il grande umorista inglese, Thackeray [1811-1863] si compiacque molto dello studio di questa vanità e miserabilità umana. E certo filosoficamente studiando e insistendo, questo mondo di snob tanto si allarga da non aver più confine”: 1905, Panz. Diz.), agg. ‘degli snob’ (1960, A. Menarini, cit. in Klajn 74-75; ma “lingua snobba si dice per celia del modo di parlare scemo degli elegantoni: nasale con la erre moscia [1937]”: 1942, Panz. Diz.). # snobbàre, v. tr. ‘umiliare qc. fingendo indifferenza nei suoi riguardi’ (“Voce dell’amabile gergo da salotto: trattare con sussiego, con freddezza, fingere di non vedere. E si dice anche per celia”: 1931, Panz. Diz.), snobìsmo, s. m. ‘l’essere snob; atto, comportamento da snob’ (“T. giornal[istico]. Mania dei villan rifatti d’imitare i nobili”: 1891 [non 1884, come scrive il DEI], Petr., che rinvia al Veratti [1864-1886]; “È per posa o per snobismo, che qualche intelligenza superiore umilia col nome di filistei tutte le singole ignote unità umane che costituiscono quell’ente collettivo che si chiama la maggioranza”: 1892, S. Sighele, cit. in VEI).

· Vc. ingl., all’inizio ‘ciabattino’ (1781 ca.: d’orig. sconosciuta), poi termine del gergo studentesco usato per indicare ‘persona rozza’: si diffuse in Europa col libro di W. Thackeray, The book of snobs (1848). “Snobbare (fr. snober,snobber) deriva, secondo l’impressione dei parlanti e anche secondo il DEI, da snob. Migliorini (App.) invece rettifica: «È voce tratta dall’ingl. to snub (non da snob)» […]. In realtà entrambe le spiegazioni sono esatte. Semanticamente,snobbare (che Panzini definisce come «trattare con sussiego, con freddezza, fingere di non vedere, di non conoscere», mentre il Menarini in “L[ingue] d[el] m[ondo]” 12/1960 aggiunge il significato di «disertare un ambiente, astenersi dal partecipare a una manifestazione» […], è certamente più vicino al verbo snub; ma appena ricevuta, la parola è stata attratta nella sfera del meglio noto snob, da cui ha preso anche la vocale -o-). La nozione di superbia costante, del resto, è comune a entrambi i vocaboli” (Klajn 98-99). Snobismo è prob. il fr. snobisme (1855).

 

Ananlogamente il GDU di De Mauro, 2a ed.

 

snob /zn;b/ agg.inv., s.m. e f.inv. $

[1859; dall’ingl. snob /sn#b/ propr. “ciabattino”, pl. snobs, ca. 1781, poi gerg. “persona non fine, estranea  all’alta società”]

1 agg.inv., s.m. e f.inv. che, chi ostenta raffinatezza, cercando di assumere atteggiamenti propri di classi  sociali più elevate | che, chi manifesta superiorità e disprezzo nei confronti di ciò che giudica  eccessivamente plebeo: è troppo s. per i miei gusti, fare lo s.

2 agg.inv. che manifesta, che denota snobismo: ambiente, comportamento, gusti s.

 

 

L’asserita derivazione da ‘sine nobilitate’ credo che sia una pseudo-etimologia senza alcun riscontro nella storia della lingua.

 

Con i miei migliori saluti,

Lorenzo Enriques