Buongiorno,
vorrei sapere se, come ho imparato tanti fa, nella lingua italiana
si deve ancora obbligatoriamente usare il congiuntivo dopo che’. 
Grazie
Gabriele

Caro lettore, la congiunzione ‘che’ può introdurre diverse proposizioni subordinate: dichiarativa (cioè oggettiva o soggettiva), causale, consecutiva, finale, temporale, eccetera, come potrà constatare guardando la voce ‘che (2)‘ sul vocabolario Zingarelli. Occorrerebbe capire a quale di queste proposizioni lei si riferisce parlando di una regola che rende obbligatorio il modo congiuntivo dopo il “che”.
Se lei si riferisce alle proposizioni oggettive esplicite, esse possono avere il verbo sia all’indicativo che al congiuntivo che al condizionale.
Come si legge nella ‘Nuova grammatica della lingua italiana‘ di M. Dardano e R. Trifone (ed. Zanichelli), che cito abbreviando, richiedono generalmente  il congiuntivo i verbi che indicano una volontà, un desiderio, un’aspettativa, un timore, ecc. (accettare, chiedere, credere, desiderare, dubitare, negare, ritenere, preferire, supporre, temere, ecc.).
Richiedono l’indicativo i verbi di giudizio o di percezione (affermare, constatare, dichiarare, dire, giurare, notare,scoprire, udire, vedere, ecc.).
In alcuni casi lo stesso verbo può richiedere uno o l’altro modo verbale secondo il significato. Per es.: ammetto (= riconosco) che mi sono sbagliato; i suoi genitori non ammettono (= tollerano) che lei si comporti così.
E, aggiungo, non va trascurato anche l’uso del condizionale: penso che avresti fatto meglio ad accettare

Si può concludere che una regola generale comprensiva di tutti gli usi di ‘che’ non esiste.