Mi è stata contestata questa frase : “quando la volpe non arrivò all’uva disse che era acerba”. 
Nello specifico il “che era” invece di “che fosse” perchè, secondo costui, se c’è il “che” e non è pronome è d’obbligo il congiuntivo.

Desidererei delucidazioni al riguardo. Cordiali saluti,

Rosanna

 

Gentile Rosanna, 

 

a differenza di ciò che asserisce il suo interlocutore, non esiste una regola univoca sul modo dei verbi delle proposizioni subordinate rette dalla congiunzione ‘che’: in genere dipende dal verbo della proposizione principale. 

 

Le faccio qualche esempio:

 

  1. Presente: dice che è stanco; vedo che è stanco.
    Passato: disse (o diceva) che era stanco; vidi (o vedevo) che era stanco.

     

  2. Presente: credo, immagino, presumo, penso etc. che sia stanco. 
    Passato: credetti, immaginai, presunsi, pensai (o credevo, immaginavo, presumevo, pensavo) che fosse stanco.

     

  3. Presente:  chiede, pretende, esige che gli altri lo rispettino. 
    Passato: chiese, pretese, esigette (o chiedeva, pretendeva, esigeva) che gli altri lo rispettassero.

     

  4. Presente: spero, prometto, mi auguro che ci rivedremo presto. 
    Passato: sperai, promisi, mi augurai (o speravo, promettevo, mi auguravo) che ci saremmo rivisti presto.

 

Perciò la frase che lei cita “quando la volpe non arrivò all’uva disse che era acerba” – che è del tipo 1. – è ineccepibile. Invece “quando la volpe non arrivò all’uva disse che fosse acerba” è scorretta.

 

Il vocabolario Zingarelli 2015, pubblicato dalla nostra casa editrice e disponibile nelle principali librerie, indica la reggenza di tutti i verbi più importanti. Per esempio del verbo ‘credere’:

 

credere […]

3 ritenere probabile od opportuno (+ di seguito da infinito, + congiuntivo preceduto o meno da che): credo di conoscere la soluzione; credo che sia ora di decidere; credo sia prudente andarcene.

 

Con i migliori saluti e auguri  

Il Professore