La parola di oggi è: frontiera

SILLABAZIONE: fron–tiè–ra
frontièra / fronˈtjɛra/
[fr. frontière, da front ‘fronte’ sec. XIII]
s. f.
1 linea di confine che delimita il territorio di uno Stato: passare, chiudere la frontiera
2 (mat.) frontiera di un insieme di punti di uno spazio topologico, intersezione della chiusura dell’insieme e di quella del suo complementare
3 (fig.) linea che delimita o circoscrive qlco.: le frontiere della scienza avanzano continuamente | nuova frontiera, nuovo obiettivo a cui tendere, nuovo traguardo | di frontiera, (fig.) che è od opera in situazioni limite oppure molto avanzate: strutture sociali di frontiera; artisti di frontiera SIN. confine
4 lato frontale | prima schiera o fronte dell’esercito
 DEFINIZIONI D’AUTORE
Quando ero un ragazzino – sono nato nel ’39, a Trieste – la frontiera, vicinissima, divideva in due il mondo. Era la Cortina di Ferro, che vedevo quando andavo a passeggiare sul Carso; una frontiera invalicabile, dietro la quale c’era un mondo inaccessibile; il mondo di Stalin, l’Est, così spesso ignorato e disprezzato. Ma dietro quella frontiera c’era un mondo che conoscevo benissimo, perché aveva fatto parte dell’Italia sino alla fine della guerra. Dietro la frontiera c’era qualcosa insieme di straniero e di mio; capivo che facevo parte anche di quel mondo dietro di essa, che la letteratura è un viaggio fra il noto e l’ignoto e che si è sempre, in qualche modo, anche dall’altra parte.
Claudio Magris