Di Cecco Angiolieri, rimatore senese vissuto tra il 1260 e il 1312, dunque della stessa generazione di Dante, sopravvivono, come sicuramente attribuibili a lui, 111 sonetti. Le poche notizie certe che si hanno della sua biografia depongono per un temperamento insofferente, estroso, bizzarro. Opinione confortata dai temi toccati nelle sue rime: il lamento per la povertà, la ribellione al padre, il fastidio per la moglie Becchina, l’elogio della vita dissipata (il gioco, le donne, le taverne). Ma non bisogna esagerare nell’interpretare questi argomenti in chiave autobiografica: rispondono di fatto anch’essi a una maniera letteraria. Dunque un poeta colto, letterato, che porta nella poesia toscana, con i temi della tradizione goliardica e del misoginismo, una vena paradossale, mirando probabilmente a fare una sorta di controcanto alla maniera stilnovista.

Testo di riferimento: C. Angiolieri, Le rime, a cura di A. Lanza, Roma, Archivio Guido Izzi, 1990.