All’interno della linea di sviluppo della poesia comico-realistica toscana, che ha origine sul finire del Duecento con Cecco Angiolieri e Rustico di Filippo, continua nel secondo Trecento con Antonio Pucci e Sacchetti, attraversa tutto il Quattrocento per concludersi nel secolo successivo con Berni e i berneschi, il Burchiello rappresenta il momento della massima tensione espressiva. I suoi versi sono caratterizzati da un linguaggio icastico, teso realisticamente fino a conseguire effetti espressionistici, talmente ricco di metafore da diventare oscuro. La sua maniera trovò numerosi imitatori, la qual cosa rende oggi difficoltoso distinguere – non avendo mai l’autore riunito i suoi componimenti e stante l’assenza di un’adeguata ricognizione filologica sui materiali – la produzione originale dell’autore da quella di scuola da lui ispirata. Le rime di Burchiello si leggono ancora oggi sul fondamento di una malfida edizione settecentesca pseudo-londinese.

Testo di riferimento: Sonetti del Burchiello, del Bellincioni e d’altri poeti fiorentini alla burchiellesca, Londra [invece Lucca], 1757.