Il veronese Francesco Pona, vissuto tra il 1595 e il 1655, medico con una spiccata vocazione letteraria, autore di opere che vanno dalla trattatistica scientifica alla storiografia, dalla poesia al teatro, pubblicò per la prima volta nel 1625 La Lucerna (una redazione minore precedente era rimasta manoscritta), opera dialogica che riferisce i colloqui immaginari avvenuti in quattro sere tra un interlocutore-narratore, la cui anima è passata per metempsicosi in una lucerna e parla attraverso questa, e lo studente Eureta, sotto cui si nasconde l’autore stesso, che interviene con funzione di stimolo e di commento. Questo schema, di evidente matrice lucianesca, ma che utilizza uno spunto del poligrafo cinquecentesco Niccolò Franco, permette all’autore di dispiegare una serie di osservazioni, di racconti, di fatti curiosi o memorabili, di ritratti che riguardano episodi e personaggi del mito ma anche della storia o dell’attualità, a ciascuno dei quali l’autore affida il compito di rappresentare un comportamento, fornire un insegnamento morale, mettere in rilievo un vizio o celebrare una virtù. Il testo qui riprodotto è quello della redazione accresciuta pubblicata nel 1627.

Testo di riferimento: F. Pona, La Lucerna, a cura di G. Fulco, Roma, Salerno Editrice, 1973.