Sulla scia del gusto per la rappresentazione di psicologie malate, evoluzione del naturalismo scientifico delle novelle, D’Annunzio pubblicò nel 1892 il romanzo L’Innocente, storia del nobile e tormentato Tullio Hermil, che finirà per uccidere il figlio della moglie Giuliana, frutto di una relazione adulterina. Il romanzo, condotto in prima persona, descrive le contorsioni psicologiche del protagonista, dapprima desideroso di ricreare un paradiso familiare perduto (l’anelito alla bontà è mutuato da Tolstoj) e successivamente impossibilitato a sopportare la situazione creatasi, stretto nella morsa di un conflitto interiore che renderà inevitabile la scelta del delitto.

Testo di riferimento: G. D’Annunzio, Prose di romanzi, a cura di A. Andreoli, I, Milano, Mondadori, 1988.