Giacomo da Lentini, detto anche il Notaio, funzionario della corte imperiale di Federico II, è il poeta più importante della scuola poetica siciliana. La sua attività letteraria risale probabilmente al decennio 1230-1240, l’arco di tempo a cui rimandano i pochi documenti che conservano sue tracce. Il ruolo di caposcuola all’interno del gruppo è certificata, oltre che dalla posizione che le rime dell’autore occupano negli antichi manoscritti, dalla presenza di suoi elementi contenutistici e di stile negli altri rimatori siciliani. Del resto Dante chiama proprio il Notaio a rappresentare i Siciliani in Purgatorio XXIV, 55-57. La produzione sopravvissuta (39 componimenti) consta di canzoni, canzonette, sonetti e un discordo. A lui si attribuisce, in particolare, l’invenzione del sonetto, forma metrica sconosciuta alla poesia provenzale. L’unico tema ricorrente nella sua poesia è quello amoroso, che viene svolto secondo gli schemi retorici propri della tradizione poetica provenzale.

Testo di riferimento: Giacomo da Lentini, Poesie, a cura di R. Antonelli, Roma, Bulzoni, 1979.