Composto dal 1° al 3 aprile del 1824, questo dialogo tocca del tema dell’infelicità umana. Malambruno scongiura gli spiriti infernali perché uno di loro venga a usare le forze dell’abisso in suo servizio. Giunge Farfarello, che è richiesto da Malambruno di un unico favore: potere godere di un attimo di felicità. Ma questo non è nelle facoltà di Farfarello, né sarebbe in quelle dello stesso Belzebù, perché l’infelicità nasce dall’eccesso di amor proprio e l’amor proprio è connaturato alla natura umana. Dunque, poiché l’infelicità umana è insopprimibile e il non vivere è meglio del vivere, Farfarello si dichiara tutt’al più disposto a portarsi via l’anima di Malambruno prima del tempo, se questi lo vorrà.

Testo di riferimento: G. Leopardi, Operette morali, a cura di O. Besomi, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 1979.