Giorgio Baffo, vissuto a Venezia dal 1694 al 1768, membro della Suprema Corte di Giustizia della Serenissima, protagonista di polemiche teatrali con Goldoni, è soprattutto noto per le sue poesie oscene in dialetto veneziano. Apollinaire, che lo apprezzò proprio in questa veste, lo definì il più grande poeta libertino di tutti i tempi. Casanova nelle sue Memorie ne aveva parlato come di un genio superiore. Baffo si riconnette alla tradizione cinquecentesca veneziana di letteratura oscena di matrice aretinesca, ma ne reinterpreta la materia da poeta visionario, riuscendo a conferire a essa spessore filosofico. Per il loro contenuto le poesie di Baffo, dopo l’edizione postuma dell’intera opera nel 1789, hanno avuto una circolazione molto limitata. Il corpus poetico qui presentato è parziale.

Testo di riferimento: G. Baffo, Poesie, s.n.c., Milano, Sunday Press Italiana, s.d.