Il ferrarese Giovan Battista Guarini, vissuto tra il 1538 e il 1612, compose Il pastor fido negli anni dopo il 1580, lo pubblicò nel 1590 e, dopo due rappresentazioni minori tenutesi a Crema e a Ronciglione nel 1596, curò egli stesso una sfarzosa messa in scena a Mantova, alla corte dei Gonzaga, nel 1598. Il Guarini, con il Pastor fido, intendeva creare un nuovo genere, da lui definito «tragicommedia pastorale», fondato sul principio della «mescolanza», che escludeva ogni comicità triviale, adoperava un linguaggio elevato, suscitava nel suo svolgersi uno stato di tensione fra gli spettatori, sfiorava la catastrofe finale, ma si risolveva, come una commedia, con il lieto fine. L’opera, di ambientazione bucolica, racconta le traversie attraverso le quali due coppie di amanti (Silvio-Dorinda e Mirtillo-Amarilli) giungono infine alle nozze. La materia, mutuata dall’Aminta di Tasso, è ampliata nell’intreccio ed è rinnovata sia nell’atmosfera di fondo, più edonistica, sia nello svolgimento scenico, più spettacolare.

Testo di riferimento: G. B. Guarini, Il pastor fido, a cura di E. Bonora, Milano, Mursia, 1977.