Giovanni Gherardi, detto Giovanni da Prato, nacque probabilmente nel 1367 e morì intorno al 1445. Notaio, poeta, cultore della grande tradizione volgare fiorentina, elaborò anche un progetto per la cupola di S. Maria del Fiore. Nel 1426 si ritirò a Prato dove compose il Paradiso degli Alberti. L’opera, articolata in cinque libri, ma incompiuta, riferisce dei conversari tenuti nella primavera del 1389 da una lieta brigata fiorentina nella villa del Paradiso di proprietà di Antonio di Niccolò degli Alberti (da qui il titolo attribuito all’opera dal Wesselofsky, suo primo editore, nel 1867). Un’invenzione, dunque, che ricalca quella del Decameron di Boccaccio, senonché in questo caso il rapporto cornice/novelle è tutto sbilanciato in direzione della cornice, che rappresenta la parte preponderante del racconto. In ragione del ruolo secondario delle novelle, nove in tutto, l’opera acquista più la fisionomia del romanzo che non quella del novelliere.

Testo di riferimento: G. Gherardi da Prato, Paradiso degli Alberti, a cura di A. Lanza, Roma, Salerno Editrice, 1975.