Nato intorno al 1259 da una potente famiglia fiorentina di parte bianca, Guido Cavalcanti partecipa alla lotta delle fazioni nella sua città, fino all’esilio del 1300, che è anche l’anno della sua morte. Di cultura filosofica laica (era seguace dell’aristotelismo averroistico), Cavalcanti approfondisce la tematica amorosa tradizionale alla luce di una sorta di scienza dell’anima, che dà consistenza oggettiva alle facoltà spirituali (la teoria degli spiriti e degli spiritelli), assumendo questa concezione all’interno di una prospettiva pessimistica che nega la possibilità di giungere all’intelligenza piena dell’esperienza d’amore. Ne consegue un’ispirazione tragica che fa dell’amore un’esperienza passionale, tormentosa, fonte di angoscia piuttosto che di felicità. Le idee cavalcantiane sull’amore sono espresse soprattutto nella canzone Donna me prega. Dal punto di vista espressivo Cavalcanti è il primo grandissimo maestro dello Stilnuovo, in grado di portare la lingua poetica a gradi di raffinatezza e trasparenza mai raggiunti prima. L’esperienza di Cavalcanti è fondamentale sia per Dante sia per Petrarca.

Testo di riferimento: G. Cavalcanti, Rime, a cura di D. De Robertis, Torino, Einaudi, 1986.