Ha scritto uno dei primi biografi di Verdi che il maestro era in linea di massima l’autore di tutti i libretti da lui messi in musica. L’affermazione è forse esagerata, ma coglie bene l’interesse e la partecipazione che Verdi metteva nella stesura dei libretti delle sue opere perché fossero il più possibile rispondenti alle esigenze della sua drammaturgia musicale. Poteva accadere che Verdi si trovasse di fronte a libretti già ultimati come quello di Un giorno di regno di Felice Romani, o che dinanzi a librettisti come Cammarano o Maffei fosse preso da timore reverenziale; quando invece si trattava di Piave o di Ghislanzoni, è stato scritto che la collaborazione si trasformava addirittura in tirannia. E il fatto che i libretti di alcuni dei maggiori capolavori verdiani siano proprio firmati da questi due librettisti è il segno che l’ispirazione dell’opera non poteva non essere unitaria. Da segnalare l’incontro dell’ultimo Verdi con Arrigo Boito, che scrive per lui i libretti di Otello e Falstaff, soprattutto quest’ultimo un autentico capolavoro nel suo genere.

Testo di riferimento: Tutti i libretti di Verdi, a cura di L. Baldacci e G. Negri, Milano, Garzanti, 1984.