Periodico pubblicato a Milano tra il giugno 1764 e il maggio 1766 a opera dei fratelli Pietro e Alessandro Verri, di Cesare Beccaria e dell’Accademia dei Pugni. Espressione della cultura illuministica lombarda, si ispirava agli inglesi «The Spectator» e «The Tatler», pubblicando finte discussioni che sarebbero avvenute nella bottega di un caffettiere greco di nome Demetrio. Trattando i problemi pratici dell’agricoltura, della medicina, dei giochi, del clima, i redattori intendevano affermare la necessità di una lingua concreta, aperta al contatto con le cose e col mondo. In campo estetico mettevano in pratica i principi del sensismo, che faceva dipendere l’attività razionale dall’esperienza diretta dei sensi. In politica, evitando i temi più scottanti, il periodico auspicava, con generico ottimismo, un mondo libero da soprusi, violenze e ogni tirannia. Scrissero sul Caffè, oltre ai fratelli Verri e a Cesare Beccaria, François Baillou, Ruggero Boscovich, Gian Rinaldo Carli, Giuseppe Colpani, Sebastiano Franci, Paolo Frisi, Luigi Lambertenghi, Alfonso Longo, Pietro Secchi e Giuseppe Visconti.

Testo di riferimento: «Il Caffè» (1764-1766), a cura di G. Francioni e S. Romagnoli, Torino, Bollati Boringhieri, 1993.