Scritta in prosa tra il 1508 e il 1509 e rappresentata nella Sala grande del palazzo ducale di Ferrara, con il prologo recitato dallo stesso Ariosto, il 6 febbraio 1509, la commedia dei Suppositi (ossia, delle persone che si sostituiscono ad altre) s’ispira oltre che ai Captivi di Plauto e all’Eunuchus di Terenzio (fonti citate direttamente nel prologo), anche alla VII novella della VII giornata del Decameron (quella di Lodovico e madonna Beatrice) e al Panfilo del Cammelli. La commedia si svolge nella Ferrara contemporanea all’autore, e ha un intreccio complicato, ricco di scambi di persona, travestimenti, equivoci e agnizioni.

Testo di riferimento: L. Ariosto, Opere minori, a cura di C. Segre, Milano-Napoli, Ricciardi, 1954.