Poema in ottave, alla cui composizione Boiardo si accinse nel 1476, incoraggiato da Borso ed Ercole d’Este, appassionati di epica cavalleresca. L’edizione del 1483 conteneva i primi due libri (rispettivamente di 29 e 31 canti); quella postuma, del 1495, aggiungeva un terzo libro incompiuto (9 canti). Dal punto in cui fu interrotto (stanza 26 del canto IX) Ariosto riprenderà l’argomento per il suo Orlando furioso. Più che nella fusione di motivi del ciclo carolingio e del ciclo bretone, la novità dell’Innamorato sta nello spiccato gusto narrativo, alimentato dalla nostalgia del mondo cavalleresco, dall’ammirazione per le doti superiori dell’ "eroe", dal fascino dell’avventura fiabesca e dell’amore: quest’ultimo impersonato da Angelica, immagine seducente e fuggitiva della bellezza irraggiungibile. La varietà dei toni è resa efficacemente dall’uso di un vigoroso linguaggio padano che svaria dal registro aulico a quello popolare: linguaggio rifiutato dai lettori del Cinquecento, che preferirono leggere il poema nei rifacimenti toscani di Francesco Berni e Ludovico Domenichi.

Testo di riferimento: M. M. Boiardo, Orlando innamorato, a cura di A. Scaglione, Torino, UTET, 1963.