Trattatello filosofico pubblicato anonimo nel 1763, ampliato e ripubblicato nel 1781 col titolo definitivo. In esso il Verri, filosofo ed economista vissuto tra il 1728 e il 1797, approfondisce le teorie sensistiche interpretando il piacere come cessazione del dolore, dolore che è condizione dominante della vita. Esistono però dolori fisici e dolori morali: sono questi ultimi che danno origine alle «persuasioni», sorta di spinte all’azione e al progresso. L’uomo «illuminato e virtuoso» può raggiungere una «limitata felicità» mediante l’uso della ragione, che conforma le nostre azioni alla giustizia e all’«utilità» generale. L’opera, diretta all’educazione dei giovani, è un documento dell’illuminismo lombardo, fiducioso nel continuo «incivilimento» della società.

Testo di riferimento: P. Verri, Del piacere e del dolore e altri scritti, a cura di R. De Felice, Milano, Feltrinelli, 1964.