Figura di artista e di patriota circondata ben presto da un alone di leggenda, Salvator Rosa praticò la poesia parallelamente all’attività di pittore. Nato a Napoli nel 1615 si trasferì a Firenze nel 1640. Qui divenne pittore della corte medicea. L’ambiente fiorentino stimolò la sua vena satirica. Furono infatti composte a Firenze le prime quattro satire: La Musica, in cui critica la mania musicale che imperversava nella Roma di Urbano VIII; La Poesia, in cui manifesta il suo disgusto per le accademie; La Pittura, dove propone un concetto nobile di pittura, ispirato a soggetti eruditi; La Guerra, contro l’ingerenza francese e spagnola in Italia. Nel 1649 si trasferì a Roma. Qui compose le altre tre satire: L’Invidia, dove rivendica la sua dignità difendendosi dai detrattori; Babilonia, in cui critica il papato di Alessandro VII; Tirreno, esame di coscienza negli anni del declino.

Testo di riferimento: S. Rosa,   Satire, a cura di D. Romei, Milano, Mursia, 1995.