La poesia di Corazzini, nato a Roma nel 1886 e qui morto prematuramente nel 1907, è considerata una delle migliori espressioni del crepuscolarismo, di cui rappresenta esemplarmente luoghi tematici (conventi, ospedali, cimiteri, chiese abbandonate) e modelli (Pascoli, un certo D’Annunzio e i simbolisti francesi). Corazzini rivela tuttavia un originale “dolore di vivere”, un’attenzione al discorso interiore, che è anche desiderio di proiettarsi in atmosfere più nuove e più lontane. Il linguaggio, ricco di vocativi e interrogativi, è carico di pathos e straordinariamente musicale. Le raccolte di versi pubblicate in vita (Dolcezze,1904, L’amaro calice,1905, Le aureole,1905, Piccolo libro inutile, 1906, Elegia, 1906, Libro per la sera della domenica,1906) sono state riunite in un unico volume solo nel 1968.

Testo di riferimento: S. Corazzini, Poesie edite e inedite, a cura di S. Jacomuzzi, Torino, Einaudi, 1968.