Con La città del sole Campanella si riconduce a una tradizione di opere utopiche risalente a Platone, e che nel corso del Cinquecento era stata rilanciata in Europa soprattutto dall’Utopia di Tommaso Moro. Essa consiste in un dialogo tra un navigatore genovese e un suo interlocutore (l’Ospitalario). Il genovese descrive uno stato ideale da lui osservato in un’isola lontana, comunistico e teocratico, che garantisce la felicità dei suoi sudditi grazie a un uso coerente e razionale della filosofia, dell’astrologia, della scienza e della tecnica. L’interlocutore rappresenta il lettore, che dinanzi al racconto e alle considerazioni del genovese commenta, esprime dubbi, fa deduzioni. La Città del sole fu composta da Campanella nei primi anni del Seicento.

Testo di riferimento: Opere di G. Bruno e T. Campanella, a cura di A. Guzzo e R. Amerio, Milano-Napoli, Ricciardi, 1956.