Alla sezione teatrale della sua opera D’Annunzio diede il titolo di Tragedie, sogni e misteri. L’autore rifiuta il dramma borghese e tenta di dar vita a delle rappresentazioni ispirate alla tragedia classica o al teatro medievale dei misteri. Ne consegue che le vicende rappresentate hanno carattere simbolico, sovratemporale; i personaggi una dimensione irreale; la lingua è arcaica, ricercata. Una drammaturgia agli antipodi di quella pirandelliana, teatro da leggere piuttosto che da rappresentare, e infatti le opere teatrali dannunziane hanno sempre riscosso consensi molto limitati nelle loro rappresentazioni. Il modello di teatro a cui D’Annunzio guardava era quello wagneriano, dove parola, musica e danza erano tutt’uno, nella presunzione che la parola potesse soppiantare la musica come elemento dominante.

Testo di riferimento: G. D’Annunzio, Tragedie, sogni e misteri, Milano, Mondadori, 1968-80.