Romanzo epistolare che ha come modello I dolori del giovane Werther di Goethe ed è a metà tra diario esistenziale e romanzo storico. Jacopo Ortis, convinto repubblicano, dopo la delusione del trattato di Campoformio del 1797, con il quale Napoleone ha ceduto Venezia all’Austria, è costretto, per sfuggire alle liste di proscrizione, a rifugiarsi sui colli Euganei. Qui conosce Teresa, figlia di un amico di Lorenzo Alderani, il destinatario delle sue lettere, e se ne innamora, corrisposto. Teresa, però, è promessa a Odoardo, un uomo mediocre, ma facoltoso, che può rimettere in sesto la precaria situazione finanziaria della famiglia della giovane. Jacopo non si oppone al progetto matrimoniale per paura di non poter offrire a Teresa, nella sua condizione di profugo, un’esistenza dignitosa; d’altra parte Teresa non ha il coraggio di tradire la parola data. Jacopo intraprende una lunga peregrinazione per l’Italia, durante la quale trova conferma della decadenza morale di cui la sua patria è vittima. Venuto a conoscenza delle nozze di Teresa, Jacopo non trova più alcuna ragione di vita e si uccide, vedendo nella morte l’unica risposta possibile alla caduta di tutti gli ideali. La prima edizione dell’Ortis uscì a Milano nel 1802 e fu seguita da altre due, con modifiche del testo: l’edizione zurighese del 1816 e quella definitiva di Londra del 1817.

Testo di riferimento: U. Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis, a cura di G. Gambarin, Firenze, Le Monnier, 1970.