Il termine randagismo indica una serie di situazioni connesse con lo stato di abbandono degli animali domestici.

L’atto di abbandono di un animale, fenomeno antico che in passato interessava gli ambienti rurali, è una forma di maltrattamento grave di vasta diffusione soprattutto nelle grandi aree urbane ed assume notevoli proporzioni tanto da divenire un’emergenza.

Randagismo / vagantismo è la definizione più corretta per descrivere la popolazione canina vagante su un determinato territorio.

• Per randagismo canino si intende il libero vagare sul territorio dei cani senza padrone, che non hanno rapporti di dipendenza dall’uomo per cibo e rifugio.

• Per vagantismo si intende cani vaganti dipendenti dall’uomo per cibo e rifugio, che ne omette la custodia, li lascia vagare durante il giorno e li accoglie la sera al rientro presso la propria abitazione.

Il fenomeno del randagismo / vagantismo genera varie conseguenze ed in particolare: diffusione di zoonosi (malattie trasmesse dagli animali all’uomo) il cui serbatoio è rappresentato dal cane, trasmissione di malattie ad altri cani e animali, problemi sanitari legati alle morsicature, problemi economici legati ai danni causati agli animali da reddito, pericoli per l’igiene del suolo e dell’abitato (fecalizzazione, dispersione immondizie, ecc.), problemi di ordine pubblico (incidenti stradali o in occasione di calamità naturali, ecc.), fobie e paure anche ingustificate, danni alla selvaggina da ripopolamento, inquinamento genetico di specie protette.

In relazione alla dipendenza dall’uomo, possiamo distinguere le seguenti sottopopolazioni canine:

• Cane strettamente domestico;

• Cane domestico libero di vagare;

• Cane vagante di fattoria;

• Cane randagio;

• Cane inselvatichito.

 

Il cane domestico vive insieme all’uomo. E’ l’uomo che gli fornisce oltre a cibo e rifugio un fattore importantissimo che lo lega a se stesso, la socialità. Questo aspetto fa si che l’animale riconosca nell’uomo un compagno di vita e quando da questo viene abbandonato va incontro ad uno stato depressivo, si abbassano le difese del sistema immunitario rendendolo recettivo alle malattie che in condizioni normali non lo colpirebbero, questo animale non conosce i pericoli della civilizzazione, incapace di procurarsi il cibo, senza l’intervento dell’uomo non ha futuro.

Il cane domestico libero di vagare è molto diffuso nelle nostre realtà. Abitudine dovuta alla mancanza di senso civico dei proprietari che ”fanno uscire il proprio animale da solo”, libero di fare i propri ”bisogni” senza essere accompagnato.

Si definiscono, invece, cani vaganti di fattoria gli animali che interagiscono con l’uomo e con altri gruppi di cani, ricorrono alle fonti fornite dall’uomo non intenzionalmente come la filiera dei rifiuti, la predazione in allevamento e di rettili e piccoli mammiferi selvatici o sinantropici.

Il cane randagio, altrimenti detto “’ferale”, ha un ruolo secondario agli effetti del randagismo / vagantismo, è considerato un “’disadattato ambientale” e quasi sempre è affetto da malattie trasmissibili della specie che ne limitano la sopravvivenza, dotato di scarsa longevità e di incapacità a procurarsi cibo e rifugio. Manifesta residuo di moduli comportamentali ancestrali.

I cani inselvatichiti, anche detti “regrediti” allo stato selvatico, vivono in ambito rurale lontano dagli insediamenti urbani, rifuggono l’uomo come facevano i loro antenati agli albori dell’umanità, in quanto fonte di pericolo. Purtroppo nel nostro paese i cani “ferali”’ esistono, anche se non abbiamo stime aggiornate.

Riteniamo che garantire il benessere degli animali con i quali condividiamo l’ambiente naturale sia doveroso da parte di una società in continua evoluzione, il rispetto dei diritti e la garanzia del benessere degli stessi, siano misura del livello di maturità e democrazia di un paese.

[Per informazioni e per consultare materiale informativo: Dipartimento di Prevenzione – Servizio Veterinario di Sanità Animale]

 

Fonte

 

Ferale, fecalizzazione e, poi, quella splendida manifestazione di  un «residuo di moduli comportamentali ancestrali». Ma limitiamoci a quell’inutile vagantismo, qui (e altrove) distinto dal randagismo. Un cane (o un gatto) vagante o randagio è in entrambi i casi, nel primo momentaneamente e nel secondo no,  un cane senza padrone. Limitiamoci a chiamarlo randagio.

 

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Per la burocrazia è vagantismo (canino o felino). Tu #dillofacile: randagismo. http://bit.ly/1mMBV9e