Nel 1298 si trovarono nelle carceri di Genova un mercante veneziano, catturato dai Genovesi nella battaglia di Curzola, che aveva alle spalle lunghi anni di viaggi e soggiorni in Oriente compiuti insieme al padre, e Rustichello da Pisa, un mediocre letterato compilatore di storie cavalleresche in lingua francese. L’incontro fu l’occasione perché Marco raccontasse al compagno di prigionia le sue avventure di viaggio e Rustichello fermasse queste storie sulla carta in lingua francese. Nacque così il Milione, titolo che risulta dall’aferesi di Emilione, soprannome distintivo con cui era nota la famiglia di Marco Polo a Venezia. Al centro della narrazione gli incarichi svolti da Marco in Cina per conto del Gran Khan. L’opera costituisce una ricchissima rassegna dei lontani luoghi dell’Oriente, degli usi e dei costumi di popolazioni di cui l’Europa aveva avuto fino ad allora solo cognizioni favolose. Il testo qui riportato è quello del volgarizzamento toscano del Trecento, basato sul ms. IV, II, 136 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

Testo di riferimento: Marco Polo, Milione, a cura di V. Bertolucci Pizzorusso, Milano, Adelphi, 1975.