Apocalypse Now Redux / Apocalypse Now
Il film di oggi è: Apocalypse Now Redux / Apocalypse Now
Il Morandini consiglia:
Apocalypse Now ReduxApocalypse Now ReduxUSA 1979-2001GENERE: Guerra DURATA: 203′ VISIONE CONSIGLIATA: GCRITICA: 5 PUBBLICO: 2REGIA: Francis Ford Coppola
Riedizione con 53 minuti in più. Parti aggiunte: la mania per il surf del colonnello Kilgore (R. Duvall) e il furto della sua tavola; l’incontro del capitano Willard (M. Sheen) con una tigre; la visita dei soldati alle playmates in un desolato avamposto; alcuni frammenti di dialogo sulla barca che risale il fiume; la lunga sosta nella piantagione francese, governata da Philippe de Marais (Christian Marquand) e la breve parentesi amorosa con la vedova Roxanne (Aurore Clement); una scena nel finale in cui Kurtz legge al suo prigioniero Willard un articolo (vero) di Time. Al di là di ogni confronto tra le 2 edizioni, si può ammettere che si tratta di digressioni – sia pure interessanti come l’episodio nella piantagione francese, peraltro punito dalla musica elettronica appositamente composta vent’anni dopo – e utili agli spettatori della versione corta. “Apocalypse Now sta a Redux come l’Odissea sta all’Iliade.” (P. Cherchi Usai). Redux (latino) = reduce, che ritorna o è ricondotto.
(Per completezza pubblichiamo anche la scheda della prima edizione del film)
Apocalypse NowApocalypse NowUSA 1979GENERE: Guerra DURATA: 150′ VISIONE CONSIGLIATA: GCRITICA: 5 PUBBLICO: 4REGIA: Francis Ford CoppolaATTORI: Martin Sheen, Marlon Brando, Robert Duvall, Dennis Hopper, Frederic Forrest, Laurence Fishburne, Harrison Ford
A Saigon il cap. Willard dei servizi speciali riceve l’ordine di risalire un fiume della Cambogia, raggiungere il colonnello Kurtz, che sta combattendo una sua feroce guerra personale, ed eliminarlo. Ispirato a Cuore di tenebra (1902) di Joseph Conrad, sceneggiato da J. Milius, splendidamente fotografato da V. Storaro, è il più visionario e sovreccitato film sul Vietnam, trasformato in mito. Delirante, eccessivo, diseguale, ricco di sequenze straordinarie, assai discusso e talvolta estetizzante nel suo ostentato brio stilistico, nella sua spropositata ambizione di grandiosa complessità. È una riflessione amara, forse disperata, sull’imperialismo USA, erede del colonialismo europeo, sulla follia omicida della civiltà occidentale, sul legno storto dell’umanità. Palma d’oro a Cannes, ex aequo con Il tamburo di latta. 2 Oscar: Vittorio Storaro (fot.) e Walter Murch (suono).