Questa sera, su Laeffe ore 21:10, il Morandini vi consiglia: Hunger

HungerHungerGB 2008GENERE: Dramm. DURATA: 96′ VISIONE CONSIGLIATA: GCRITICA: 3,5 PUBBLICO: 2REGIA: Steve McQueen (2)ATTORI: Michael Fassbender, Stuart Graham, Laine Megaw, Brian Milligan, Liam McMahon
Nell'Irlanda straziata da una guerra civile le cui origini sono da cercare negli anni '20, con la mancata indipendenza dall'Inghilterra, e che raggiunge l'apice della violenza interna tra gli anni '60 e i '90, il primo ministro britannico Margaret Thatcher abolisce lo stato di prigioniero politico (1976), imponendo a ogni carcerato della resistenza irlandese il trattamento di delinquente comune. I militanti dell'IRA arrestati danno il via nella prigione di Long Kesh, conosciuta come The Maze (il Labirinto) allo sciopero “della coperta e dell'igiene” (blanket and no wash protest), rifiutando la divisa carceraria e spalmando le feci sulle pareti delle celle. Segue una durissima repressione da parte delle forze dell'ordine. Bobby Sands, leader del movimento, inizia nel 1981 uno sciopero della fame (che era già stato iniziato e interrotto 1 anno prima), con 9 suoi compagni, che lo porterà a morire dopo 66 giorni. Aveva 27 anni. Questi i fatti. Questo il contesto del film di McQueen (fatto uscire, con qualche anno di ritardo, grazie al successo nel frattempo ottenuto da Fassbender e dallo stesso McQueen col successivo Shame) che racconta in modo asciutto, non mostra gli antefatti, non spiega il percorso personale o politico di Sands né del tremendo secondino del carcere sulle cui immagini si apre il film. McQueen lavora per sottrazione, cerca di non esprimere giudizi e di non cedere ai sentimenti o ai sentimentalismi, illustra con secca violenza, si serve di una fotografia gelida e abbagliante, con dialoghi ridotti all'osso, tranne nel lungo piano sequenza dell'incontro tra Sands e il prete che spezza il film in 2 parti: la prima violenta, urlata, sporca, la seconda asettica, nella bianca infermeria, con l'igiene rispettosa delle cure mediche, la pulizia eseguita, imposta, su un corpo morente, smunto, quasi uno scheletro privo di reazioni. È un film difficile, di forte impatto visivo e di contenuti tremendi, che fa ammutolire e riflettere, sulla (dis)umanità, sull'insensatezza della guerra, sugli ideali, sull'odio: “il mio intento è provocare un dibattito nel pubblico e sfidare i nostri principi morali attraverso un film” (S. McQueen). Caméra d'Or per l'opera prima a Cannes 2008.