La parola al traduttore
a cura di Simona Mambrini
Heavenly father, the creature was bilingual!
(S. Beckett, More pricks than kicks)
Tradurre è molto più che trasporre un testo da una lingua a un’altra, ed è un’operazione ben più complicata che mettere in riga i significati delle parole. Tradurre, infatti, significa ricreare e reinventare un testo sfruttando le potenzialità della lingua.
Questa rubrica intende offrire uno spazio di parola a quel particolare professionista del linguaggio che è il traduttore: un maneggiatore/ manipolatore di parole che si scontra quotidianamente con la lingua e i suoi significati.
Di volta in volta, un traduttore affronterà un particolare termine, un’espressione, un proverbio o un modo di dire per il quale non sempre esiste un traducente adeguato registrato nei dizionari, e che occorre costruire ingegnosamente o creare ad hoc per le specifiche esigenze del testo. I dizionari, infatti, costituiscono un prezioso strumento di lavoro a disposizione del traduttore, ma spesso le strade per arrivare alla soluzione più adatta, le mot juste, seguono traiettorie imprevedibili e percorsi non necessariamente prestabiliti.
Questa rubrica vuole essere una sorta di “aneddotica della traduzione” che rivela il processo di ricerca della risposta alla sfida sempre aperta della traduzione.