Commedia con cui il Goldoni dovette pagare il suo tributo al pubblico veneziano nello sforzo di emulare l’abate Chiari, il quale andava raccogliendo i più larghi consensi al teatro Sant’Angelo con le sue tragicommedie in versi martelliani. Tre anni dopo il Molière, il Goldoni portò quindi sulla scena un altro commediografo, Terenzio, alle prese con l’amore per una schiava, contesagli contemporaneamente da un senatore. La commedia in versi, rappresentata nell’autunno del 1754, costruita con sapienza narrativa, procurò un certo successo al Goldoni.

Testo di riferimento: Tutte le opere di C. Goldoni, a cura di G. Ortolani, V, Milano, Mondadori, 1941.