Anna Maria Mazzini, in arte Mina (1940), nativa della provincia di Varese, ma cresciuta a Cremona, dove la famiglia si trasferisce che è ancora bambina, è unanimemente riconosciuta come la più grande cantante italiana di tutti i tempi. Ha solo 18 anni quando esordisce poco più che per gioco in un locale della Versilia: impressiona e nel giro di pochi mesi sono già apparsi un paio di 45 giri, uno con il nome di Baby Gate. Nel ’59 è già al Festival di Sanremo, dove presenta Nessuno, in coppia con Wilma De Angelis. Quella di Mina è una presenza innovativa, che ben si adatta anche a interpretazioni più classiche, come dimostra Il cielo in una stanza di Gino Paoli, accolta con successo nel 60. La sua popolarità, la capacità di farsi strada in un mondo di fitta concorrenza segnalano in Mina una protagonista assoluta: ha già rotto gli argini, e si addensano le proposte, gli ingaggi per televisione, cinema, spot pubblicitari e naturalmente in campo musicale. Le mille bolle blu, il punto di forza di quella ragazza che ha l’argento vivo addosso, passa da Sanremo nel ’61. Personaggio pubblico, al centro delle classifiche di vendita e delle cronache, Mina fa parlare di sé sempre e comunque, suscitando grande scalpore anche quando, fuori dal matrimonio, diventa mamma di Massimiliano, nel ’63: il padre è l’attore Corrado Pani. Continua imperterrito il tourbillon di situazioni calde dal punto di vista professionale, con la televisione che fagocita Mina, figura tra le più amate dagli italiani e ormai ben conosciuta anche all’estero. Una ventina di brani tra il ’59 e il ’62 (Il cielo in una stanza, Come sinfonia di Pino Donaggio, Tintarella di luna, Una zebra a pois) è reperibile nella raccolta 20 grandi successi di Mina (PolyGram, 1982). Spostando l’asse di qualche anno, ecco Storie d’amore (Linea Tre, 1982), con brani come E se domani, Se telefonando, Ta-ra-ta-ta. Curiosa anche la selezione di Summertime (CGD, 1986) che la vede alle prese con alcune hit della musica internazionale: Be Bop A Lula, Passion Flower, The Diary, Splish Splash, la Summertime di George Gershwin. Showgirl di provata abilità, è attesa a impegni più probanti, cui corrispondono album e 45 giri sfornati in quantità industriale. La discografia di Mina è sterminata, essendo anche la più bersagliata da compilation e antologie che pescano nella fittissima produzione di oltre cinquant’anni e recuperano anche tra le incisioni in lingua straniera, con effetti talvolta esilaranti. L’elenco che segue è un’ampia selezione dal 70, quando l’artista può controllare personalmente la produzione, attraverso la PDU, etichetta di famiglia con sede a Lugano. Oltre ai vari titoli originali, da ricordare anche la decina di volumi Del mio meglio disseminati negli anni 70-80. I lavori di Mina, che nel ’78 regala le sue ultime apparizioni pubbliche, in televisione e dal vivo, con un recital alla Bussola testimoniato poi da un album (Mina Live ’78, PDU), sono contrassegnati dalle copertine ricche di inventiva, ironia e sbalorditive soluzioni espressive curate dal fotografo Mauro Balletti. Nonostante abbia abbandonato la scena pubblica, scegliendo l’isolamento in quel di Lugano, per un lungo periodo la cantante non manca di far sentire la propria opinione scrivendo articoli sui giornali, criticando il rap di Jovanotti al Festival di Sanremo, ma anche Sofia Loren per essersi fatta ritrarre mentre prepara il soffritto sul suo libro di ricette. A sorpresa, nel marzo del 2001 torna a farsi ammirare con un concerto di un’ora, ma solo via Internet, assecondando rimpianti e nostalgie di un pubblico che non la vuole dimenticare.

 

Mina quasi Jannacci
PDU, 1977 – ★★★★

Strano incontro tra la grande cantante dalla voce d’oro e il cantautore dalla sintassi spigolosa e dal fraseggio volutamente sgangherato, anche se di fatto sorretto da una straordinaria musicalità. Eppure Mina rifà splendidamente, rivelandone pregi compositivi che nella versione dell’autore apparivano un poco in ombra, dieci capolavori del grande artista: da Rino all’amara E l’era tardi, fino a Ecco tutto qui, passando per Vincenzina e la fabbrica, La sera che partì mio padre, E savé e un’emozionante Sfiorisci bel fiore.

 

Canzone: Tira a campà

Vivere di malinconia
E’ come darsi in malattia
43 Via Chiatamone c’è qualcuno
Che stà peggio anche di te
Tornano a galla le bugie
Ma il naso non si allunga mai

Tira a campà tira a campà tira a campà
Pasquale
La dignità l’infamità son cose tanto lontane
Tira a campà tira a campà non ci pensar
Pasquale
Non tocca a te
Capir perchè se un uomo muore
La vita và

 

Piattaforma Spotify

 

Piattaforma Spotify