Giovane, carina, sofisticata, capelli alla Angela Davis, Esperanza Spalding è una delle protagoniste della nuova scena tra Nu Soul, World e Jazz. Originaria di Portland (dove è nata nel 1984), ha radici africane per parte di padre e ispano-gallesi-americane da parte materna. Influssi compositi, questi, che emergono nella sua produzione musicale. Violinista e poi bassista, ma soprattutto vocalist, studi accademici alle spalle, scopre il Jazz studiando con Glenn Moore, il contrabbassista degli Oregon. Esordisce nel 2006 come solista e vanta un palmarès di collaborazioni eclettiche, che vanno da improvvisatori di alto profilo (i jazzisti Joe Lovano e Jack DeJohnette) ad artisti World (il maliano Salif Keita, la brasiliana Ana Carolina) e Pop (Bruno Mars).

 

Radio Music Society
Heads Up, 2012 – ★★★

 

Gratificata da un Grammy come miglior artista emergente, Esperanza firma il suo album più interessante. Un viaggio intellettuale nella musica nera, tra improvvisazione, Gospel e Soul con arrangiamenti complessi da big band e un’eletta compagnia di ospiti (i jazzisti Billy Hart, Joe Lovano e Jack DeJohnette; la black singer Lalah Hathaway). In repertorio omaggi a Stevie Wonder (I Can’t Help It) e Wayne Shorter, di cui la Spalding esegue Endangered Species, cui aggiunge il testo e che riprende alla maniera dei Manhattan Transfer.

 

Canzone: Radio Song

Right now you need it, driving yourself through the hard times
But it’s the same old stuff that makes you yawn,
Well somehow he feels it and the DJ here at the station
Sends sweet salvation, when he starts to play this song
Now you can’t help singin’ along, even though you never heard it
You keep singin’ it wrong