Poema in ottave iniziato nel 1475 per celebrare la vittoria di Giuliano de’ Medici in un torneo, ma interrotto alla stanza 46 del libro II, a causa della morte del giovane nella congiura dei Pazzi (1478); fu stampato nel 1494. Poliziano, svincolandosi dall’epica cavalleresca, risolve il racconto in una favola mitologica. Iulio (latinizzazione di Giuliano) disdegna l’amore ed è dedito esclusivamente alle arti venatorie; una mattina di primavera, durante una caccia, Cupido si vendica e gli fa inseguire una cerva che, una volta raggiunta, si trasforma in una splendida fanciulla, Simonetta, di cui il giovane subito s’innamora (trasfigurazione dell’amore di Giuliano per Simonetta Vespucci). Nel corso della notte, Venere invia a Iulio un sogno per incitarlo a meritarsi l’amore di Simonetta con una nobile impresa; risvegliatosi, Iulio promette di trionfare nell’imminente giostra. Il breve idillio amoroso, tramato sullo sfondo di un colorito paesaggio primaverile, diviene l’allegoria di una iniziazione alla bellezza: quasi certamente ne trasse ispirazione Botticelli per la sua Primavera.

Testo di riferimento: A. Poliziano, Poesie italiane, a cura di S. Orlando, Milano, Rizzoli, 1988 [testo Pernicone, Torino 1954].